Karel H. Mácha: "Maggio"

Byl pozdní večer – první máj –
večerní máj – byl lásky čas.
Hrdliččin zval ku lásce hlas,
kde borový zaváněl háj.
 
È tarda sera – il primo di maggio –
una sera di maggio – tempo d’amore.
Chiama all’amore un canto di tortora,
là dove i pini profumano il bosco.
 

con questi versi  inizia la più famosa poesia ceca dell’amore. Il primo maggio rimane  fino a oggi il giorno degli innamorati, che si danno l’appuntamento al parco di Petřín a Praga, presso la statua dell’autore di questa poesia, Karel Hynek Macha ( J.V. Myslbek dell‘anno 1910 – 1912), il maggior rappresentante del romanticismo ceco. Nel “paradiso degli innamorati“ le coppie respirano l’aria primaverile, leggono poesie e, come vuole la tradizione, si baciano sotto i ciliegi in fiore che garantiscono salute per tutto l’anno e la durata dell’amore.

L’ultima versione italiana risaliva a settant’anni. 17 Aprile 2013 esce la traduzione a cura di Annalisa Cosentino e Alessandra Mura (editore Marsilio). 

 

"Maggio" (1836) è il poema più celebre e più celebrato, il più stampato e il più studiato nella letteratura ceca, della cui tradizione poetica è insieme frutto, radice e linfa. Vi si riflettono e rifrangono numerose suggestioni, dall’attrazione barocca per la morte e il nulla alla passione romantica per la creazione simbolica, il tutto distillato in versi affascinanti, musicali e coinvolgenti, densi e precisi. Il triste epilogo della storia d’amore di Jarmila e Vilém, con lei suicida e lui condannato a morte per aver assassinato il proprio padre, il seduttore della fanciulla amata, viene raccontato con brillante sensibilità metaforica, arricchita dalla meditazione filosofica sul tema della caducità dell’esistenza. La natura è colta nel pieno della primavera, non conosce né alba né declino; la sua indifferenza di fronte alla sofferenza umana è tuttavia pacata, quasi lenisce il tormento delle emozioni, non è affatto soverchiante, né trova accenti dolorosamente leopardiani: si riscatta nell’innocenza della stagione primaverile, senza conoscere declino, laddove l’uomo, invece, fragile e dissipatore, infrange le regole e la vita.

 

Gentili amici,

vi segnagliamo i seguenti titoli:

Ilse Weber: “Quando finirà la sofferenza?” Lettere e poesie da Theresienstadt

Escono dal dimenticatoio la storia e le poesie inedite della poetessa cecoslovacca prima prigioniera a Theresienstadt e poi morta ad Auschwitz con uno dei suoi figlii. ”Quando finirà la sofferenza?” di Ilse Weber esce il 24 gennaio 2013 dalla casa editrice torinese Lindau, tradotta a cura di Susanne Barta e Manfredo Bertazzoni.

 

 

COLLANA: L'aquila e la colomba
PAGINE: pp. 296
ILLUSTRAZIONI: N° 21 b/n
FORMATO: cm. 14x21
PREZZO: euro 24,50

ISBN: 9788871809632

 

Per sapere di cosa parla, vi riportiamo la quarta di copertina del libro, dal sito dell’editore:

Nella Cecoslovacchia degli anni ’30, Ilse Weber è una giovane donna ebrea, colta e vitale, che ha rinunciato a una brillante carriera di scrittrice per l’infanzia e autrice di radiodrammi, per amore del marito Willi e dei suoi due bambini. È una parentesi felice che non è destinata a durare: con l’occupazione tedesca del Paese, gli ebrei sono fatti oggetto di una persecuzione crudele e inesorabile. Ilse deve progressivamente rinunciare a tutto – alla propria casa, ad andare al cinema, a teatro, nel parco, persino a uno dei suoi bambini, Hanu, che a nove anni lascia la famiglia per raggiungere prima l’Inghilterra e poi la Svezia -, conformarsi ai divieti più umilianti, vedere gli amici di un tempo evitarla o girarle le spalle. Fino alla suprema prova dell’internamento a Theresienstadt nel febbraio 1942. Tutte queste vicende ci sono restituite, nello stile semplice e immediato di una conversazione, dalla sua corrispondenza con Lilian, l’amica che accoglie Hanu in casa sua, e con pochi altri interlocutori. Ma della Weber ci sono miracolosamente giunte anche le poesie e le canzoni composte per i bambini del reparto medico pediatrico del campo di concentramento. Raccolte e seppellite in un capanno degli attrezzi prima del trasporto finale ad Auschwitz (avvenuto nell’ottobre 1944), sono state recuperate dal marito dopo la liberazione e riunite con altre ottenute direttamente dai sopravvissuti. Se lei non ebbe scampo, il suo ricordo si conservò infatti tenacemente…


 


KNIHY - I LIBRI

 

Dalla fabbrica di scarpe alla Maratona di Helsinki, l’epopea dell’invincibile atleta cecoslovacco nel nuovo libro di Marco Franzelli, edito da biancoenero edizioni con la prefazione di Walter Veltroni.

 

 

 

 

 

Titolo: Zátopek la locomotiva umana
Autore: Marco Franzelli
Illustratore: Umberto Mischi
Editore: Biancoenero edizioni
Collana: GRANDI! Vite speciali di eroi normali
Euro: 14.00

 

 

Maggio 2011 – Chi ama lo sport e le grandi storie di vita non può perdersi Zátopek, la Locomotiva Umana di Marco Franzelli. Una delle voci storiche dello sport televisivo racconta la straordinaria vita di un uomo che, operaio in una fabbrica di scarpe nella Cecoslovacchia ante seconda guerra mondiale, scopre per caso la passione per la corsa. E da allora, in un crescendo incredibile di allenamenti massacranti, diventerà il protagonista dell’atletica mondiale con vittorie storiche e straordinari record.

È una storia di impegno, quella di Zátopek. Determinato, ironico, consapevole dei propri limiti ma tenace nel superarli. Con la sua corsa instancabile e il suo stile unico, “la locomotiva umana” stupisce e conquista ancora oggi gli appassionati di tutto il mondo. Quel suo volto che la fatica e la sofferenza deformano in smorfie tremende, sicché tu pensi che da un istante all’altro debba crollare, e invece aumenta il ritmo, non si sa come, e attacca, e insiste finché non stronca e travolge (Gianni Brera).

Con il ritmo incalzante delle sue telecronache, Franzelli snocciola le grandi imprese di Zátopek: dalle prime vittorie nelle gare amatoriali ai primi titoli ufficiali, ai record, al primo oro olimpico a Londra nel 1948, fino al trionfo Helsinki nel 1952, dove mise a segno la mitica tripletta olimpica vincendo l’oro nei 5mila, 10mila e Maratona.

Un racconto di sport che è anche una galoppata nella storia del Novecento: l’occupazione nazista della Cecoslovacchia, le speranze del dopoguerra, il gelo della Guerra Fredda, i giorni della Primavera di Praga, che videro Zátopek prendere coraggiosamente posizione in difesa della democrazia. Sullo sfondo di questi avvenimenti la vicenda di Zátopek si impone come un esempio tanto nelle clamorose vittorie quanto nelle sconfitte, restituendo allo sport il senso più alto e formidabile di scuola di vita.

 

SE DESIDERI VINCERE QUALCOSA, CORRI I 100 METRI. SE VUOI GODERTI UNA VERA ESPERIENZA, CORRI UNA MARATONA.

Emil Zátopek

 

“Per quasi vent’anni la locomotiva umana non fece altro che correre, macinare chilometri, vincere titoli e infrangere Record, lasciandosi alle spalle avversari di ogni Paese e di ogni età. C’è tutto questo e altro, in questo libro di Franzelli. C’è la classe e la tenacia di un atleta unico. Ci sono le emozioni che a volte solo lo sport sa regalare”

Walter Veltroni

 

 


Ivan Medek:

Tutto bene, grazie - Dalla Cecoslovacchia di Masaryk alla “rivoluzione di velluto” e la nuova Repubblica Ceca  

Edizioni Medusa, Milano 2010,   pag. 173, € 16,50.  

 

 

Ivan Medek (1925-2010) è stato un importante teorico musicale, giornalista e scrittore, esponente di spicco del dissenso cecoslovacco (“Charta 77”) e collaboratore di Václav Havel durante il suo primo mandato come presidente della Repubblica Ceca. Il libro rappresenta un focus su ottant’anni di storia cecoslovacca.

Uscito per la prima volta in Italia, nel 2010 è stato presentato a Bergamo e a Gorizia. Per i primi mesi del 2011 stiamo preparando una presentazione anche a Milano. Nelle pagine successive riportiamo una recensione preparata da Prof. Alessandro Vitale, membro della nostra Associazione.

 

Ivan Medek

Děkuji, mám se výborně.

 

Kniha vzpomínek Ivana Medka (1925-2010), významné osobnosti českého veřejného života, hudebního publicisty a organizátora, jednoho z prvních signatářů Charty 77. V 80. letech rozhlasový novinář, jehož hlas si generace Čechů pamatují především díky jeho reportážím na kdysi zakázané stanici, které vždy končily legendárním "Ivan Medek - Hlas Ameriky - Vídeň".

Ivan Medek  vzpomíná na své prarodiče, rodiče (jeho babička byla ženou malířů Antonína Slavíčka a Herberta Masaryka, tatínek, generál Rudolf Medek, byl významný legionář, básník a prozaik) a bratra Mikuláše, jednoho z nejvýznamnějších českých malířů 20. století. Poutavě líčí své dětství a mládí, zachycuje setkání s T. G. Masarykem, vyslovuje se k osobnosti Emila Háchy, líčí své zážitky z pražského květnového povstání 1945 a svá setkání s Edvardem Benešem a Zdeňkem Nejedlým. Podstatná část vzpomínek je věnována české hudbě, zejména osobnosti dirigenta Václava Talicha. Poté Medek líčí svůj vztah k okruhu katolických kněží, vězněných v 50. letech (Antonín Mandl, Anastáz Opasek), zrod Charty 77, práci sanitáře v nemocnici Na Františku, exil v Rakousku a svou tamní intenzivní novinářskou práci. Vzpomínky se uzavírají shrnutím zkušeností z 90. let až do současnosti, kde autor načrtává drobné portréty řady významných osobností (Pavel Tigrid, Václav Havel).

Ivan Medek zemřel 6. ledna 2010 ve věku 84 let.

 

 


 

Francesco Jappelli:

da Praga 1983-1988

immagini di una topografia letteraria

 

fotografie, selezione testi e note di Francesco Jappelli

testo introduttivo "Praga non magica né tragica" di Sergio Corduas

 

cm 22x24, pagg.184, 72 fotografie in bianco-nero stampate a 3 toni, carta patinata, brossura, copertina plastificata con alette lunghe


Edizioni Polistampa, Firenze, settembre 2008 (www.polistampa.com)

 

ISBN 978-88-596-0463-1

24,00

Per ordinare il volume scrivere a:

francesco.jappelli@gmail.com

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Jaroslav Hasek:  Le vicende del bravo soldato Svejk durante la guerra mondiale

Eunaudi, 2010, € 85,00

Illustrazioni di Josef Lada. Traduzione di Giuseppe Dierna

 

«E così ci hanno ammazzato Ferdinando!»

«Faccio rispettosamente notare...».

Sono soltanto due delle frasi più famose pronunciate da soldato Svejk, l'immortale creazione di Jaroslav Hasek. Il romanzo più celebre della letteratura ceca, una satira contro l'assurdità della guerra con protagonista un soldato semplice che candido e imperturbabile mette in difficoltà e fa impazzire di rabbia impotente i suoi superiori, dimostrando in una serie di esemplari avventure il ridicolo profondo della organizzazione militare e delle imprese belliche. Quest’anno è uscito interamente ritradotto da G. Dierna.

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Tempo di mutezza - Poesie di Holan.

 

Traduzione dal ceco di V. Fesslová

Versi italiani di M. Ceriani e G. Raboni

Per informazioni: www.istmi.it

 


Francesco Leoncini (a cura di)

Alexander Dubček e Jan Palach

 protagonisti della storia europea

 Rubbettino 2009.

 

Il volume costituisce un contributo fortemente innovativo sulla Primavera di Praga, per organicità d’impostazione e per ricchezza di documentazione. Esso dà conto non solo degli otto mesi in cui quell’esperimento politico si manifestò ma di tutto il dibattito e il travaglio degli anni ’60 che portarono a quella stagione di rinnovamento. Quest’opera collettanea, frutto di un impegno pluriennale, prende inoltre in considerazione il periodo immediatamente successivo all’invasione quando si evidenzia il distacco sempre maggiore tra società civile e dirigenza politica. E’ in questo contesto che matura il rogo di Jan Palach.

Non manca la valutazione del quadro internazionale di allora e in particolare delle posizioni del Partito comunista italiano.

L’originalità della chiave interpretativa sta nel collocare il movimento riformatore nell’alveo della tradizione culturale ceca e slovacca e nel rendere attuale quel messaggio di umanesimo democratico e socialista che si espresse all’epoca in larga parte dei protagonisti, ai vertici e tra la popolazione.

Di assoluto rilievo sono alcune preziose testimonianze e l’inserto di immagini.


 

Alberto Tronchin

Un “giusto”ritrovato
Karel Weirich: la Resistenza civile
e il salvataggio degli ebrei in Italia

 

Istresco, Treviso 2007

 

 

Dalla scoperta di un archivio a Treviso, riemerge la storia dimenticata di Karel Weirich, un giornalista antifascista ceco che durante la seconda guerra mondiale aiutò in Italia centinaia di ebrei fuggiti dalla Ceco-Slovacchia occupata dai nazisti. Una vicenda positiva ed emblematica, in grado di mostrarci come la Resistenza e l'attività di soccorso verso le persone di religione ebraica fossero unite dai medesimi valori.